mercoledì 24 agosto 2011

Once upon a time, in Seville.

I must thank the hostel owner for giving me the playlist he used to broadcast in his hostel. It damn reminds me of that wonderful afternoon, when everything was perfect: me, my buddy, two beers, on the terrace on the rooftop, sunbathing on our chairs, freely burping, and that psycho-electronic-flamencofunk (with a bit of brazilian samba) soothing our ears, cuddling us, and making us feel like in paradise. A paradise of perfection, of absolute relax, one of those moments that fill your heart with a bittersweet feeling, cause you KNOW that that moment will end, but still you wish that it would never happen. And you fall asleep in such moments, as quietly as only a little baby could do after a good meal and a sweet lullaby by its mother.
It was more than a sense of joy, though. It was also more than happiness, more than euphoria.
It was relief.
It was freedom.

venerdì 12 agosto 2011

Pseudopoesie

Non sono un letterato, e di sicuro non sono un poeta. Non me ne vogliate, miei cinque lettori, se però ogni tanto mi piace comporre qualcosa in versi (per quanto liberi) e rime (per quanto ovvie), e se non scriverò nulla di nuovo. Lo so anche io che, a leggermi, Montale si rivolterebbe nella tomba, Ungaretti vomiterebbe, Chuck Norris mi ucciderebbe e Dante andrebbe di persona a togliere Cassio dalle fauci di Satana per metterci me.
Vi prego, quindi, di prendere le mie pseudopoesie per quello che sono: sfizi del mio cuore.

Guerra da che il mondo è mondo

Tutti a morire, non so perchè
si possa versare tanto
verde sangue dei fiori migliori.
Per cosa?
Per cosa?
Chi vuole la morte di questi
boccioli di rosa?
Pratici d'odio e fucile
e ignari di sguaiate risate
seduti sul bordo di un ponte,
amici di fianco, birre di fronte;
sulle mani il sangue di un fratello
morente, dilaniato
ma il caldo seno di una donna
non l'hanno ancora provato.

Tutti a morire, non so chi sia
chi ha dato quest'ordine, nè perchè,
ma mentre qualcosa mi passa il petto
m'è chiaro ciò che mai viene detto:
ci parlan di patria, di gloria, di vita
loro che, dal caldo del focolare,
di mestiere altro non fanno che parlare;
ci danno un'arma, vi leggi il nome
del suo creatore, tuo vero padrone:
per loro sei vacca da mungere,
carne da cannone.
Ti mandano avanti, ti urlano "SPARA",
finchè qualcosa ti passa il petto,
e pensando a tua madre, tuo padre,
sognando lei nel caldo letto
giungi ad una fine amara.